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Le dipendenze: da quella affettiva a quelle chimiche e senza sostanze

Dr. Roberto Cafiso, psicoterapeuta – direttore Dsm asl Siracusa

Psicoterapeuta, supervisore comunità Rinascita che da 40 anni tratta le comorbilità e le recidive.
Già più volte componente del comitato nazionale antidroga presidenza del consiglio dei ministri.
Docente di psicopatologia delle dipendenze presso la Scuola psicoterapia Apc Roma.

 

Società della dipendenza

E’ stata definita questa la società della dipendenza. Non è un caso che la dipendenza è alla base dei processi economici. C’è la tendenza a spendere, e quindi a comprare, c’è la tendenza a incentivare i consumi attraverso tutta una serie di input che mettano in mente alla gente i bisogni. Quindi, la dipendenza è una sorta di molla della nostra società. Chiaramente essa ha delle ripercussioni da un punto di vista psicologico. La dipendenza, se ci riflettiamo, è una condizione che tutti noi abbiamo vissuto da bambini, perché siamo stati in qualche modo dipendenti dalle figure significative (genitori, nonni, o comunque gli adulti che ci hanno portato a crescere).

Quindi, sappiamo cosa vuol dire avere una sorta di sudditanza, di abitudine ad affidarci a qualcuno. L’abbiamo sperimentata tutti.

 

I problemi della dipendenza

La problematicità della dipendenza, sta nel fatto che crescendo, i modelli o gli stili educativi non ci hanno spinto nella direzione dell’emancipazione e ci hanno portato a stare in qualche modo legati, attaccati a qualche cosa che bene non ci fa.

 

Le dipendenze più comuni

Le dipendenze, quelle più comuni, sappiamo che sono le droghe, quindi può essere presente un atteggiamento di sudditanza, di asservimento, nei confronti delle sostanze stupefacenti. C’è un termine che utilizzano i tecnici che è addiction che deriva dal latino “addictio”, dedizione ad un padrone. Ma la dipendenza è anche quella che proviene da processi o dispositivi non chimici, come il gioco d’azzardo, ma anche le dipendenze da Internet, dai dispositivi online, dal cellulare. Ci sono delle patologie specifiche per quanto riguarda i cellulari, che fanno sì che alcune persone vadano proprio in uno stato di angoscia quando si trovano in una zona senza campo, e non riescono a concepire la loro esistenza se non sono connessi.

Inoltre ci sono dei processi sia evolutivi, ma anche degli aspetti genetici che possono portare alcune persone a sviluppare delle dipendenze più facilmente di altri.

 

Dipendenza affettiva

Al di fuori del processo delle sostanze, delle droghe o dei dispositivi tecnologici, vi è anche una dipendenza affettiva. La dipendenza affettiva è un’area dove tutti in qualche modo si possono ritrovare, perché la dipendenza affettiva altro non è che una sorta di legame non sempre sano, nei confronti di una persona che abbiamo eletto come persona significativa della nostra vita.

Abbiamo bisogno di una persona particolarmente volitiva, che ci dà sicurezza, e non ci accorgiamo che nel frattempo questa persona ci sta sottomettendo.

Quando qualcosa o qualcuno diventa l’unicum, la cosa più importante della nostra vita, siamo entrati in un processo di dipendenza patologica. Quando ci accorgiamo di avere un problema di questo tipo, dobbiamo imparare a chiedere aiuto, perché non dobbiamo mai pensare che queste cose si risolvano da sole, anzi possono soltanto peggiorare, aggravarsi, perché l’abitudine nel tempo a fare e ripetere un certo comportamento, crea un bisogno incoercibile.

Occorre chiedere aiuto quando, nella maggior parte dei giorni, non ci si sente bene, non si sta bene, si soffre, si vive male. Chiedere aiuto può voler dire, spesso, salvarsi e modificare la propria condizione di vita.

 

Segnali che dovrebbero allarmare i genitori

Gli adulti, e i genitori in particolare, devono oggi essere attrezzati per comprendere se, per caso, il proprio congiunto è succube di una dipendenza farmacologica (dalla cannabis alle sostanze più importanti come la cocaina, crac, alcool). Un ragazzo che comincia a entrare in questo circuito, manifesta dei segnali e questi segnali sono visibili, come il disinteresse, la demotivazione, e successivamente, anche l’essere riottoso rispetto anche alle figure significative a casa, quindi avere un atteggiamento di contestazione, iniziare a pretendere delle cose, avere atteggiamenti aggressivi.

L’igiene viene trascurata e c’è un’eccessiva assunzione di zuccheri, e questo ha a che vedere col fatto che alcune sostanze si vanno a legare nel cervello. Laddove c’è un massiccio utilizzo di zuccheri, quindi, si potrebbero celare delle dipendenze, cercando di ottenere un effetto che si sovrappone. Quindi talvolta, in carenza di una sostanza che crea dipendenza, c’è una ricerca di sostanze zuccherine.

Quando questi segnali vengono avvertiti, certamente non bisogna fare da soli, ma bisogna chiedere un aiuto a servizi pubblici e privati, a un professionista qualificato.

Queste figure professionali possono sicuramente dare un aiuto, specialmente all’esordio di una dipendenza patologica. Una dipendenza patologica è affrontabile all’inizio con un’alta probabilità di successo, mentre man mano che passa il tempo e aspettiamo, la probabilità di successo si riducono. Quindi, l’intervento precoce è assolutamente da preferire.